INDICE
Introduzione
Cari lettori, quando ho occasione di scambiare due chiacchiere con i cittadini in diversi contesti, dal lavoro al tempo libero, emerge spesso la questione della sanità locale di Taranto e provincia, che è sempre di più al collasso. Volendo tirar su una statistica, oltre alle ormai proverbiali lunghe liste d’attesa per le visite specialistiche, si tratta di un altro tema che, suscita non solo tristezza, ma anche preoccupazione. Infatti ”otto persone su dieci” lamentano degrado (all’esterno) e cattiva organizzazione (all’interno) delle strutture ospedaliere del territorio, come il presidio del “Santissima Annunziata” di Taranto o l’ospedale ”Marianna Giannuzzi” di Manduria.
Premessa
Va subito chiarito che le critiche non sono rivolte al personale sanitario (medici, infermieri e operatori socio-sanitari e addetti alle pulizie) che spesso mostrano grande dedizione e professionalità. Il problema, invece, risiede nella mancanza di una gestione organizzativa efficace, che dovrebbe partire dai vertici locali, regionali e nazionali. Questa carenza si riflette in situazioni inaccettabili che coinvolgono soprattutto i pazienti più fragili, come gli anziani, e il decoro pubblico.
Anziani
Un esempio emblematico riguarda gli anziani che accedono al pronto soccorso. Molto spesso, restano in attesa per ore, senza la possibilità di ricevere assistenza adeguata da parte dei familiari, ai quali l’accesso è spesso limitato. Questo isolamento si traduce in un’ulteriore sofferenza per i pazienti, che talvolta rimangono senza cibo o acqua, a meno che non siano i parenti stessi a insistere per fornire loro ciò di cui hanno bisogno. La situazione diventa ancora più drammatica per gli anziani soli, privi di familiari che possano occuparsi di loro
Fortunatamente però, ci sono infermieri e OSS che, mossi da un senso di umanità e responsabilità, si prodigano per alleviare queste difficoltà, portando di propria iniziativa bottigliette d’acqua o cibo. Ma attenzione, in un paese civile questo non dovrebbe essere lasciato alla buona volontà del personale: le strutture ospedaliere devono garantire un’assistenza completa, che comprenda non solo cure mediche ma anche supporto psicologico e di prima necessità.
NON è vietato fumare!
Un altro problema segnalato dai cittadini, riguarda il fumo nelle aree adiacenti agli ingressi ospedalieri, in particolare quelli del pronto soccorso. Nonostante il divieto sancito dall’articolo 51 della Legge 16 gennaio 2003, n. 3, che tutela i luoghi pubblici dal fumo, questa pratica rimane, ahimè, sempre più diffusa. Tra l’altro, il problema non si limita alle sigarette tradizionali, ma include anche dispositivi elettronici come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato (IQOS), la cui presunta innocuità, basata sull’assenza di combustione, non è scientificamente comprovata. Questa situazione crea disagi significativi, soprattutto per i pazienti con patologie neurologiche e respiratorie, che rendono particolarmente sensibile l’olfatto o che provocano nausea e disagio a causa dell’odore di sigaretta o tabacco riscaldato. Inoltre, il fumo nei pressi degli ospedali rappresenta un cattivo esempio per i minori, anch’essi frequentatori dei pronto soccorso, che potrebbero essere indotti a emulare tale comportamento malsano.
Mancanza di controlli
Un aspetto particolarmente grave è che, sono proprio alcuni, e sottolineo, ALCUNI vigilanti (coloro che dovrebbero far rispettare le regole) a violarle, fumando nei pressi degli ingressi ospedalieri. Questo comportamento, oltre a essere inaccettabile, mina la credibilità dell’intero sistema di controllo. Quando gli si chiede perché non intervengono, alcuni rispondono con un vago “eh, lo sappiamo, c’è il cartello” oppure, dicono di non voler litigare con i fumatori. Ma scusate, questa è una scusa ridicola! Se non siete in grado di fare il vostro lavoro, forse è meglio che cambiate mestiere. Non credo proprio che nel contratto tra l’ente pubblico e la vigilanza ci sia scritto che ”potete chiudere un occhio” o, peggio, fare come vi pare.
Degrado
Comunque, per finire ma non meno importante, un’altra conseguenza del fumo nei pressi degli ospedali è il degrado ambientale. Mozziconi di sigarette, cenere e altri rifiuti si accumulano a terra, in special modo di notte, contribuendo a creare un’immagine di trascuratezza e sporcizia. Questo è particolarmente evidente durante i mesi invernali, quando il vento trasporta puzza e cenere verso le aree interne del pronto soccorso, aggravando ulteriormente il problema.
Consigli
Ora, senza voler estremizzare, e pur riconoscendo la libertà individuale nelle scelte di salute (sempre nel rispetto del prossimo eh!) una possibile soluzione al problema del fumo in ambito ospedaliero potrebbe essere l’installazione di aree fumatori dedicate, collocate a distanza di sicurezza dagli ingressi principali. Tali aree, dotate di sistemi di filtraggio dell’aria come filtri a carbone attivo, minimizzerebbero la dispersione di fumi e odori, garantendo un equilibrio tra le esigenze di fumatori e non fumatori.
Tutto il SUD è paese
”La scoperta dell’acqua calda” è sempre dietro l’angolo! Le problematiche descritte, infatti, non riguardano solo Taranto e provincia, ma sembrano essere comuni a molte altre realtà del Sud Italia, come segnalato da amici e conoscenti in Calabria. È quindi evidente che si tratta di un problema sistemico che richiede interventi urgenti e coordinati su scala nazionale.
Conclusione
Invitiamo quindi, chi di dovere (dirigenti ospedalieri, amministratori locali, regionali e nazionali) a intervenire con decisione per migliorare l’organizzazione delle strutture sanitarie, con particolare attenzione ai soggetti fragili e alle loro necessità. Allo stesso tempo, adottare misure concrete per contrastare il degrado e promuovere il rispetto delle regole, a partire dal divieto di fumo nelle aree ospedaliere.