
Ballottaggio a Taranto: un gioco di potere che dimentica i cittadini e il territorio.
Chi vi governa o ha governato, è a conoscenza che continuano a fare promesse che puntualmente svaniscono nel nulla? Da anni?!
INDICE
Introduzione
Carissimi lettori, a Taranto ci troviamo di fronte a una scelta politica importante: l’elezione della giunta comunale e del rispettivo futuro sindaco. Devo ammettere che, ancora una volta, molta arroganza e superficialità hanno caratterizzato le proposte avanzate dai candidati. È stata proclamata una lunga lista di cose da fare “in caso dovessero essere assunti”. E perdonatemi se uso questa parola, ma ahimè, è la realtà dei fatti: ricordate che siamo noi cittadini a detenere il potere, e siamo sempre noi i “datori di lavoro” dei nostri politici.
Comunque, tralasciando queste, seppur doverose premesse, vorrei proporvi un’analisi personale delle principali fazioni politiche in campo. Nel nostro caso, parleremo della destra (la Lega che non lega) e sinistra (se esiste ancora), con un accenno anche al Movimento 5 Stelle che, a mio avviso, ormai non sa né di carne né di pesce.
La destra
Uno dei due candidati a sindaco sembra aver ricevuto l’appoggio della Lega, supporto a cui si sono naturalmente aggiunti, in maniera quasi scontata, Fratelli d’Italia e Forza Italia.
Lo slogan “Dio, Patria, Famiglia” è il cavallo di battaglia della destra italiana (o centro destra, suona meno fascista), in particolare di Fratelli d’Italia e Lega. È uno slogan che richiama valori tradizionali e identità nazionale. Ma quanto c’è di autentico in questa triade? E come si concilia con le scelte concrete di questi partiti? Bene, dopo un attenta valutazione, cercherò di analizzare le incongruenze di questo slogan, con esempi concreti e attuali: dal caso Ilva di Taranto, dissalatore e altre politiche sociali.

- Dio: Avvelenare l’aria e l’acqua contraddice il principio della “custodia del Creato”. E potrei contnuare citando altri riferimenti biblici…;
- Patria: La Lega, che oggi si presenta come un partito nazionalista al fianco di Giorgia Meloni, ha alle spalle una storia contraddittoria, caratterizzata da posizioni che in passato erano diametralmente opposte. Basti ricordare il periodo in cui il partito sosteneva la secessione del Nord Italia con lo slogan “Padania libera”. Questo passato mette in discussione la coerenza della loro attuale narrazione patriottica. Un tempo il bersaglio erano i meridionali, mentre oggi l’attenzione si concentra sui migranti. È evidente che, se i migranti appena sbarcati nei nostri porti avessero diritto di voto, la Lega troverebbe probabilmente un altro nemico da additare pur di raccogliere consensi. È importante chiarire, però, che la criminalità non ha etnie: così come tra gli italiani esistono persone perbene e persone malintenzionate, lo stesso vale per chiunque altro, indipendentemente dalla provenienza;
- Famiglia: Esporre i bambini a sostanze cancerogene non è forse un attacco diretto alla famiglia stessa? Inoltre, l’insistenza su un modello tradizionale di famiglia esclude altre realtà, come le famiglie monoparentali o le coppie LGBTQ+, che meritano uguale dignità e supporto.
Ora mi fermo qui, perché potrei continuare a scrivere per ore. Voglio rivolgermi in particolare agli elettori della Lega, di Fratelli d’Italia e dei piccoli partiti di centro-destra che sosterranno : vi rendete conto che questi slogan sono utilizzati principalmente per perseguire interessi personali o giochi di potere? Nel frattempo, voi siete costretti a rinunciare ai servizi essenziali, con tagli ai fondi per la sanità e altre risorse ambientali, mentre il denaro pubblico viene speso per iniziative inutili o, quantomeno, al momento non urgenti.
La Sinistra
Il secondo aspirante sindaco, pur schierato con il centro-sinistra, negli anni ha avuto anche lui un percorso politico piuttosto eterogeneo, passando attraverso diverse aree dello schieramento politico locale.
Ma anche in questo caso, ci troviamo di fronte a una situazione simile, con ideologie diverse ma altrettanto ipocrite, che meritano di essere analizzate. Il centro-sinistra attuale (al secolo veniva chimata solo ”la sinistra”), storicamente portatrice di ideali di uguaglianza e giustizia sociale, oggi appare frammentata e incapace di presentarsi come un fronte unito e coeso, salvo che durante le elezioni. Questa divisione interna si manifesta anche nella tendenza a concentrarsi eccessivamente su temi che, pur essendo importanti e giusti, rischiano di mettere in secondo piano questioni fondamentali come il lavoro, l’ambiente e le disuguaglianze economico-sociali.
Infatti, non posso dimenticare l’incoerenza ambientale dimostrata dal Partito Democratico e da altri partiti / personaggi politici che hanno sostenuto (o per tacito consenso), più volte, il cosiddetto “decreto salva-Ilva”. Sebbene oggi si parli di decarbonizzazione, l’approccio rimane velatamente connivente, continuando a tradire le promesse fatte in ambito sociale. A queste scelte si affiancano tante politiche discutibili, come la privatizzazione degli asili nido nel comune di Taranto e spreco inutile di denaro pubblico.

Tra l’altro, è ironico notare come il loro stesso simbolo, con il ramoscello d’ulivo, rappresenti un antico emblema di pace e speranza, mentre le foglie verdi dovrebbero richiamare la natura, la crescita e la vita. Simboli potenti, che però sembrano svuotati di significato di fronte a politiche che tradiscono questi stessi ideali.
Movimento 5 Stelle
Il Movimento 5 Stelle? ”Che ve lo dico a fare!”. Nato con l’obiettivo di rivoluzionare la politica italiana e di combattere i privilegi della casta (la famosa scatoletta di tonnno), ha progressivamente visto il suo percorso caratterizzato da compromessi che ne hanno offuscato l’immagine di forza innovatrice. Un caso emblematico è quello legato alla gestione dell’ex Ilva: inizialmente il movimento aveva promesso una chiusura dell’impianto in linea con i suoi principi ambientalisti, ma successivamente ha disatteso queste promesse, tradendo così le aspettative degli elettori e i valori su cui si era fondato.
L’unico politico che ha realmente portato avanti la battaglia per la chiusura dell’Ilva “senza se e senza ma” è stato Massimo Battista (Una città per cambiare Taranto), purtroppo scomparso prematuramente a causa di un tumore, conseguenza dei veleni emessi dall’Ilva e respirati quotidianamente dai cittadini di Taranto. In un video emblematico, si può vedere come Massimo abbia affrontato con calma e determinazione chi, a suo avviso, rappresentava un falso opportunista, interessato unicamente a ottenere una poltrona e il potere. Questo comportamento opportunistico è evidente ancora oggi, con il classico ”cambio di casacca” e l’accettazione di nuovi incarichi.
L’introduzione del vecchio reddito di cittadinanza, pur essendo stato concepito come una misura per contrastare la mancanza di opportunità lavorative, ha mostrato gravi falle nella sua gestione. La mancanza di controlli adeguati e immediati da parte degli enti preposti, come l’Agenzia delle Entrate, l’INPS e la Guardia di Finanza, ha permesso a molti di approfittarne, spesso continuando a lavorare in nero e guadagnando più di chi svolgeva un lavoro regolare. Questo ha generato un forte senso di frustrazione tra i cittadini, soprattutto tra i lavoratori, che si sono sentiti traditi e presi in giro da un sistema che sembrava premiare i furbetti. Di conseguenza, molti elettori hanno deciso di spostarsi verso la destra, in quanto hanno percepito un messaggio implicito secondo cui, durante gli anni di RDC, lavorare non fosse più necessario, dato che il reddito di cittadinanza garantiva comunque un supporto economico e moltissime esenzioni. Alla fine, si è diffusa l’amara convinzione che a pagare le tasse fossero solo i cittadini onesti, mentre i furbetti del ”senza arte e ne parte” ne traevano vantaggio.

Infine ma non meno importante, ”la svolta” moderata del Movimento, segnata dall’alleanza con il Partito Democratico, ha smorzato la loro battaglia contro i privilegi della casta, come il taglio delle poltrone, che non è stato mai pienamente realizzato. Questo ha portato molti elettori a chiedersi se il Movimento 5 Stelle sia ancora in grado di rappresentare una vera alternativa al sistema politico tradizionale.
Conclusione?
In conclusione, ognuno è libero di scegliere se partecipare o meno al ballottaggio. La decisione di votare è un diritto fondamentale, ma anche una responsabilità. Nel caso decidiate di recarvi alle urne, vi invito a mettere la crocetta su chi ritenete più vicino ai vostri valori e alle vostre aspettative. Ma la cosa importantissima e urgente e che, chiunque venga eletto, rispetti le promesse fatte in campagna elettorale, dimostrando questa volta coerenza e impegno concreto ascoltando i cittadini – territorio, e non si limiti a percepire un lauto compenso per un incarico a tempo determinato (o, peggio, fino a quando non venga sfiduciato davanti a un notaio).
Per chi, invece, sceglie di non votare perché stanco o disilluso dalla politica, non posso biasimarvi. È comprensibile sentirsi sopraffatti da anni di promesse non mantenute e da una classe politica che spesso sembra più interessata ai propri interessi che al bene comune. Mi raccomando però, è d’obbligo ricordare che astenersi dal voto significa anche rinunciare alla possibilità di influire sul futuro della propria città e, di conseguenza, non lamentatevi poi.