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“Reddito di Cittadinanza Comunale” a Taranto: analisi di una proposta elettorale discutibile.

“Reddito di Cittadinanza Comunale” a Taranto: analisi di una proposta elettorale discutibile.

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Premessa

Con l’elezione a Taranto del nuovo sindaco Bitetti (centro-sinistra), si è conclusa una lunga e intensa campagna elettorale. Tra le numerose promesse avanzate per conquistare il consenso dei cittadini, spiccava la proposta del cosiddetto “Reddito di Cittadinanza Comunale”. Un nome che, a primo impatto, evoca l’immagine di uno stato indipendente, come la Repubblica di San Marino. Comunque sia, ironia e satira a parte, per analizzare questa proposta è necessario fare un passo indietro e ricordare il contesto del precedente Reddito di Cittadinanza nazionale.

Il Reddito di Cittadinanza (RdC), introdotto anni fa dal Movimento 5 Stelle, era stato concepito come un sussidio economico destinato alle famiglie in difficoltà, con l’obiettivo di contrastare la povertà e favorire il reinserimento nel mondo del lavoro. Nonostante le buone intenzioni, il sistema ha mostrato in seguito numerose falle, tra truffe, abusi e difficoltà nei controlli immediati. Di conseguenza, il governo Meloni decise di sostituirlo nel 2024 con due strumenti distinti: l’Assegno di Inclusione (ADI) e il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SLF), che sulla sulla carta promettono maggiore efficacia nel sostenere chi si trova in situazioni di reale necessità.

La proposta

fonte: buonasera24

Durante la campagna elettorale, il sindaco Bitetti ha espresso il suo pieno sostegno alla proposta del Reddito di Cittadinanza Comunale (M5s), dichiarando: “Mi impegno, come futuro sindaco, a individuare tutte le fonti di finanziamento disponibili (fondi europei, regionali e comunali) per trasformare questa misura in un reale strumento di inclusione sociale e dignità economica.” Tutto molto bello, però è d’obbligo fare 2+2 e cercare di analizzare nel dettaglio la fattibilità e le implicazioni di tale proposta.

Strumenti già esistenti!

Prima di valutare la proposta del Reddito di Cittadinanza Comunale, è opportuno ricordare, ancora una volta, che il sistema di welfare italiano offre già strumenti specifici per il sostegno economico alle famiglie in difficoltà. Dal 1° gennaio 2024 sono operativi l’Assegno di Inclusione (ADI) e il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SLF). L’ADI è rivolto a nuclei familiari con almeno un componente minorenne, over 60, disabile o in condizione di svantaggio, mentre il SLF si indirizza agli individui “occupabili” tra i 18 e i 59 anni, privi di lavoro e in condizioni di povertà.

Questi strumenti, finanziati dallo Stato centrale e gestiti dall’INPS, garantiscono una copertura uniforme su tutto il territorio nazionale, evitando disparità regionali e assicurando risorse adeguate. Proporre un Reddito di Cittadinanza Comunale rischia di duplicare interventi già esistenti, generando confusione amministrativa e potenziali sprechi di risorse.

I servizi sociali comunali

Va inoltre sottolineato che i comuni italiani, inclusa Taranto, dispongono già di strumenti consolidati per supportare i cittadini in difficoltà economica tramite i servizi sociali. Gli assistenti sociali valutano quotidianamente situazioni di disagio e attivano interventi mirati, come contributi per l’affitto, sostegno per il pagamento delle utenze domestiche, buoni spesa e altre forme di aiuto economico temporaneo. Temporaneo perchè si tratta di una soluzione provvisoria, dato che i servizi sociali sono vincolati dal budget comunale che non possono eccedere.

Questi interventi vengono erogati dopo un’analisi approfondita della situazione socio-economica del richiedente, basata su parametri quali l’ISEE, lo stato occupazionale e eventuali disabilità. Il sistema, pur con margini di miglioramento, funziona e garantisce un approccio personalizzato alle diverse esigenze.

Criticità della proposta

La proposta del Reddito di Cittadinanza Comunale, di fatto, solleva diverse criticità che ne mettono in dubbio l’efficacia e la sostenibilità. In primo luogo, manca una definizione chiara dei criteri di accesso, dell’importo del contributo e della durata dell’intervento. Senza questi dettagli fondamentali, qualsiasi valutazione risulta vaga e incompleta.

In secondo luogo, emerge il problema della sovrapposizione con gli strumenti nazionali esistenti. Un cittadino che percepisce l’ADI potrebbe accedere anche al Reddito di Cittadinanza Comunale? E come si eviterebbe il cumulo improprio di benefici? La mancanza di coordinamento tra i diversi livelli di governo rischia di generare inefficienze e possibili abusi.

Le risorse finanziarie

Un ulteriore nodo cruciale riguarda le fonti di finanziamento. Il sindaco Bitetti ha fatto riferimento a fondi europei, regionali e comunali, ma senza fornire indicazioni precise su come reperire le risorse necessarie. È noto che i fondi europei sono spesso destinati a progetti specifici e seguono procedure di accesso complesse, difficilmente compatibili con interventi di sostegno al reddito continuativi. I fondi regionali, invece, sono già in gran parte destinati agli strumenti esistenti, mentre le casse comunali raramente dispongono di margini sufficienti per sostenere un impegno di spesa di tale portata senza compromettere altri servizi essenziali.

Propaganda o misura concreta?

Quando una proposta manca di dettagli operativi, coperture finanziarie e studi di fattibilità, il rischio che si tratti di una promessa elettorale priva di sostanza diventa concreto. Presentare misure di sostegno economico senza chiarire modalità e risorse rappresenta una forma di propaganda che sfrutta i bisogni reali dei cittadini per raccogliere consenso, ma che rischia di alimentare false speranze.

I cittadini di Taranto, come quelli di molte altre città del Sud Italia, affrontano quotidianamente difficoltà economiche / salute e meritano proposte serie e realizzabili, non slogan accattivanti privi di fondamento.

Riflessione finale

Quindi, per concludere, prima di lasciarsi entusiasmare da proposte che suonano bene, è fondamentale mantenere un approccio critico e chiedere al nuovo sindaco risposte chiare: quali saranno i criteri di accesso? Quale sarà l’importo mensile? Per quanto tempo verrà erogato? Quali saranno le fonti di finanziamento precise? Come si eviteranno sovrapposizioni con gli strumenti nazionali esistenti?

La politica locale dovrebbe concentrarsi sul miglioramento dell’efficienza degli strumenti già disponibili, piuttosto che introdurre misure nuove e potenzialmente insostenibili.

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