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Dis-informazione online: quando il ”clickbait” diventa un nemico della verità.

Dis-informazione online: quando il ”clickbait” diventa un nemico della verità.

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Premessa

Il web può essere uno strumento di crescita collettiva, ma solo se sappiamo distinguere l’informazione di qualità dal clickbait tossico.

Cos’è il clickbait? Ve lo spiego subito: è una tecnica di scrittura che utilizza titoli accattivanti e spesso esagerati per spingere le persone a cliccare su un articolo o un link. L’obiettivo principale non è informare, ma generare traffico web per guadagnare attraverso la pubblicità online. Come Riconoscerlo? E’ abbastanza semplice. Il clickbait presenta alcune caratteristiche tipiche:

Urgenza falsa: “Solo per oggi”, “Sta per scadere”

Titoli emotivi: “Scioccante!”, “Non crederai mai!”, “I medici odiano questo trucco!”

Promesse vaghe: “Questo cambierà la tua vita” senza specificare cosa

Curiosità artificiale: “Il motivo ti lascerà senza parole”

Siti web discutibili

Viviamo nell’era dell’informazione istantanea, ma anche della disinformazione sistematica. Ogni giorno proliferano siti web che pubblicano contenuti fuorvianti, fake news e mezze verità con un unico obiettivo: monetizzare attraverso la pubblicità.

Il Meccanismo perverso

Il copione è sempre lo stesso: prima vengono creati titoli sensazionalistici per attirare click, poi si pubblicano contenuti privi di fondamento scientifico o giornalistico, si inseriscono banner pubblicitari (spesso Google AdSense) per generare ricavi e infine si propongono offerte di ”consulenza”’ a pagamento per “approfondire” le stesse bufale o informazioni fuorvianti. Tra l’altro, dietro lo schermo non sapete se chi vi invita a pagare un servizio sia un professionista specializzato o un semplice cittadino con la voglia di approfittare della povera gente in difficoltà solo per guadagnare facilmente senza offrire alcun aiuto concreto.

In più, alcuni di questi siti web chiedono di inviare le proprie credenziali SPID per accedere agli istituti online governativi per controllare le vostre pratiche, ma talvolta potrebbero celarsi truffe e appropriazione di dati sensibili. Quindi state attenti!!! Rivolgetevi SOLO e SOLTANTO agli enti governativi preposti o uffici di professionisti accreditati.

Danni collaterali

Passiamo ora ai cosidetti ”danni collaterali. Questa pratica non danneggia solo l’informazione, ma crea un effetto domino devastante. I cittadini, confusi da notizie contraddittorie, si rivolgono in massa ai professionisti qualificati. Medici, avvocati, consulenti del lavoro, operatori di CAF e Patronato si trovano sommersi da richieste generate da paure o speranze infondate. Il tempo dedicato a smentire questi articoli ignobili, sottrae risorse al lavoro di qualità e si mina la fiducia nelle istituzioni e negli esperti.

Sistema di controllo

Siamo nel 2025, un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e individui privi di competenze specifiche hanno assunto un controllo predominante sulla società. Ecco perchè l’Italia ha bisogno di un meccanismo strutturato per contrastare questo fenomeno. Serve una piattaforma governativa dedicata alle segnalazioni con una procedura semplificata dove inserire nome, cognome, documento di riconoscimento e link del sito problematico. Poi, ovviamente, ci dovrebbe esistere un team di verifica specializzato e celere che applichi sanzioni concrete, dalla rimozione dei contenuti alla chiusura del sito, creando una blacklist pubblicitaria per impedire la monetizzazione di contenuti falsi.

Responsabilità!

Chiarisco: non si tratta di limitare la libertà di espressione, ma di garantire responsabilità nell’informazione. Chi pubblica contenuti che influenzano la salute, la sicurezza o le decisioni economiche dei cittadini deve rispondere delle conseguenze.

Adesso basta!

La situazione è diventata insostenibile. Oggi chiunque può aprire un sito web e pubblicare qualsiasi contenuto senza alcun controllo preventivo o successivo. Per questo motivo sto provvedendo a inviare una PEC formale a tutti gli enti governativi preposti (AGCOM e vari Ministeri) per sollecitare un maggior controllo su questa anarchia digitale.

È necessario che le istituzioni prendano coscienza dell’urgenza del problema e implementino strumenti normativi adeguati. Non possiamo permettere che il web continui ad essere terra di nessuno, dove la disinformazione sistematica mina la credibilità dell’informazione seria e danneggia professionisti che lavorano con competenza e trasparenza.

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