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Le ‘’AFT’’ ASL Taranto: un novità che mi lascia perplesso.

Le ‘’AFT’’ ASL Taranto: un novità che mi lascia perplesso.

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Premessa

Cari lettori, come ben sapete, già dal 1° luglio 2025, la ASL di Taranto ha introdotto le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT), un nuovo modello organizzativo che promette di rivoluzionare l’assistenza primaria. Sulla carta, tutto sembra perfetto: maggiore continuità assistenziale, orari estesi, condivisione digitale delle informazioni. Ma permettetemi di esprimere alcune perplessità su questo sistema che, a mio avviso, presenta più ombre che luci.

Cos’è?

Innanzitutto partiamo dalle basi: cos’è l’A.F.T.? In breve, si tratta di un nuovo modello organizzativo dell’Assistenza Primaria introdotto dall’ASL Taranto. Le Aggregazioni Funzionali Territoriali (A.F.T.) sono state create per migliorare la continuità assistenziale, rafforzare i servizi sul territorio e ridurre gli accessi inappropriati al pronto soccorso.

Prima di creare confusione, sappiate che, i cittadini potranno continuare tranquillamente a rivolgersi al proprio medico di fiducia, ma, in caso di necessità, avranno accesso anche agli altri ambulatori della A.F.T. Ogni medico avrà a disposizione una piattaforma digitale condivisa per consultare le informazioni sanitarie dei pazienti, garantendo così un’assistenza coordinata ed efficace. Per maggiori dettagli, incluse le province aderenti, Vi invito a visitare QUESTO LINK ufficiale dell’ASL per tutte le informazioni complete:

Il problema della condivisione ‘’forzata’’

Ora, il primo aspetto che mi preoccupa è la perdita del rapporto esclusivo medico-paziente. Sì, ci dicono che possiamo continuare a rivolgerci al nostro medico di fiducia, ma nella pratica siamo inseriti in un sistema dove chiunque all’interno dell’AFT può accedere ai nostri dati sanitari.

Perchè specifico questo? Beh, semplice: cosa succede quando in un’AFT ci sono professionisti con cui non ci sentiamo a nostro agio? Penso, ad esempio, a un caso di cui sono venuto a conoscenza nell’area della provincia di taranto, dove un medico (Per rispetto della privacy, eviterò di menzionare sia il nome che il comune dell’antica città messapica, sebbene in quella località sia ampiamente conosciuto per la sua ‘’notorietà’’), ha trasformato la sua professione in qualcosa di aberrante. Questo individuo, con la scusa delle visite mediche (probabili prostatiti o comunque, problemi all’apparato genitale riproduttivo maschile), si permette di “calare le mani” e ‘’massaggiare’’ in stile ‘’happy ending’’ i pazienti maschi, toccando, per l’appunto zone intime. Infatti, per chi non conoscesse questo Medico zozzone e per scongiurare eventuali situazioni spiacevoli, consiglio sempre di rivolgersi ad un Urologo. Comunque, tornando a noi, è come se un medico eterosessuale iniziasse a palpeggiare le pazienti donne con scuse pretestuose: sarebbe uno scandalo immediato. Ma quando la vittima è un uomo, sembra che la cosa passi sotto silenzio. Sia chiaro: non ho nulla contro l’orientamento sessuale di nessuno, in quanto anche se sei omosessuale, l’importante è che tu faccia bene il tuo lavoro. Ma usare la professione medica per soddisfare impulsi personali è inaccettabile, indipendentemente dal genere delle vittime.

Con le AFT, un paziente che volesse evitare questo medico potrebbe trovarsi costretto a condividere i propri dati sanitari con lui, o peggio, essere visitato da lui in caso di indisponibilità del proprio medico di fiducia. Il sistema ci obbliga di fatto a una condivisione che potremmo non desiderare. La fiducia non si costruisce per decreto, e costringere i pazienti a condividere informazioni sensibili con medici che non hanno scelto è problematico.

La qualità dell’assistenza

Un altro punto critico riguarda la qualità delle cure. Con la turnazione e la necessità di coprire orari estesi, il rischio è che i medici si trovino sovraccarichi, dovendo gestire non solo i propri pazienti ma anche quelli dei colleghi. Questo può portare a visite frettolose, diagnosi superficiali e, in ultima analisi, a una medicina meno attenta e personalizzata.

Il caos degli approcci Medici

Un aspetto che mi preoccupa particolarmente è la confusione che può nascere dal dover interagire con medici diversi all’interno della stessa AFT. Ogni volta che ci rivolgiamo a un medico diverso dal nostro, siamo costretti a ripetere tutta la nostra storia clinica, le allergie, le patologie pregresse – croniche e i farmaci che assumiamo. Non importa quanto sia “condivisa” la piattaforma digitale: nella pratica, ogni medico vorrà sentire, giustamente, dalla vostra voce cosa vi affligge.

Ma il problema più grave è che ogni medico ha il proprio approccio clinico, e questo può creare situazioni paradossali e pericolose. Facciamo alcuni esempi concreti:

  • Il vostro medico di fiducia vi ha prescritto un piano terapeutico per l’ipertensione, ma il collega dell’AFT che vedete in sua assenza potrebbe dirvi che quel farmaco è “superato” o “inutile”, suggerendovi di cambiarlo.
  • State seguendo una terapia per il reflusso gastroesofageo, ma il medico sostituto potrebbe dirvi che “sono tutti palliativi” e che dovreste fare una dieta drastica invece di prendere farmaci.
  • Avete un problema di ansia trattato con una terapia specifica, ma il nuovo medico potrebbe essere di quelli che pensano che “gli psicofarmaci fanno più male che bene” e consigliarvi di smettere.
  • State monitorando un valore del sangue borderline con controlli periodici, ma il medico dell’AFT potrebbe minimizzare dicendo che “non c’è da preoccuparsi” vanificando mesi di follow-up.

Questa molteplicità di opinioni non solo confonde il paziente, ma può essere pericolosa. Chi deve seguire il paziente? Il medico che dice che il colesterolo a 250 va trattato subito o quello che dice di aspettare? Quello che prescrive antibiotici per una bronchite o quello che dice che “tanto passa da sola”? Boh…

Pronto Soccorso decongestionato?

L’obiettivo dichiarato di ridurre gli accessi ‘’impropri’’ al pronto soccorso è lodevole, ma temo sia illusorio. I problemi del pronto soccorso non si risolvono semplicemente estendendo gli orari degli ambulatori. Spesso le persone si rivolgono al PS perché hanno bisogno di esami diagnostici immediati o perché percepiscono un’urgenza che il medico di base non può gestire.

Inoltre, quante volte abbiamo letto di pazienti rimandati a casa dal pronto soccorso con diagnosi minimizzanti – “è solo stress”, “è ansia”, per poi scoprire tragicamente che si trattava di patologie gravi? Ricordiamo i casi di cronaca di persone morte dopo essere state dimesse con diagnosi superficiali (basta cercare in rete). Il problema non è solo l’accesso, ma la qualità della valutazione clinica e la disponibilità di risorse diagnostiche.

“La Medicina non è una scienza esatta”

Spesso sentiamo ripetere dagli stessi Medici che “la medicina non è una scienza esatta”, come se questo giustificasse errori e superficialità. È vero che il corpo umano è complesso e che esistono variabili individuali, ma questo non dovrebbe essere un alibi per la negligenza.

La medicina moderna dispone di protocolli, linee guida, strumenti diagnostici avanzati. Quando un paziente presenta sintomi specifici, esistono percorsi diagnostici chiari da seguire. Un dolore toracico richiede determinati esami, una cefalea persistente altri ancora, ecc per altri sintomatologie. Il problema non è l’inesattezza della medicina, ma spesso la mancata applicazione delle conoscenze disponibili, la fretta, o peggio, la superficialità di chi dovrebbe prendersi cura di noi.

Alternative possibili

Invece di forzare aggregazioni che rischiano di diluire la qualità dell’assistenza e di esporre i pazienti a situazioni potenzialmente pericolose o imbarazzanti, proporrei:

  • Sistema di valutazione e controllo dei medici: Prima di creare aggregazioni, assicuriamoci che tutti i professionisti coinvolti rispettino standard etici e professionali elevati. Dovrebbero esserci meccanismi per segnalare e rimuovere medici che abusano della loro posizione.
  • Diritto di scelta effettivo: Se proprio dobbiamo avere le AFT, almeno garantiamo ai pazienti il diritto di escludere determinati medici dalla propria cerchia di cura, senza dover fornire giustificazioni.
  • Protocolli condivisi vincolanti: Se vogliamo che più medici seguano gli stessi pazienti, almeno assicuriamoci che seguano gli stessi protocolli terapeutici, evitando che ogni medico applichi la propria “filosofia” creando confusione.
  • Potenziamento dei singoli studi medici: Investire in tecnologie e supporto amministrativo per i medici di base, permettendo loro di offrire un servizio migliore senza dover condividere forzatamente spazi e pazienti.
  • Telemedicina integrata: Sviluppare piattaforme di telemedicina che permettano consulti specialistici rapidi, mantenendo il medico di base come punto di riferimento centrale.
  • Centri diagnostici di primo livello: Creare strutture dedicate dove i medici possano inviare i pazienti per esami di base con tempi di attesa brevi.

Conclusioni

Le AFT rappresentano l’ennesimo tentativo di risolvere i problemi della sanità territoriale attraverso riorganizzazioni burocratiche invece che investimenti reali e controlli efficaci sulla qualità e l’etica professionale. Prima di aggregare, assicuriamoci che ogni singolo professionista sia degno della fiducia che i pazienti sono costretti a riporre in lui. La vera sfida non è creare aggregazioni, ma garantire che ogni medico abbia le risorse, il tempo, la formazione e soprattutto l’integrità morale per curare adeguatamente i propri pazienti. Perché alla fine l’importante è che i Medici rispettino il giuramento di Ippocrate e la dignità di chi si affida ai cittadini. Anzi, come dico sempre io ”Da giuramento di Ippocrate a ipocriti, il passo è breve”.

In conclusione, secondo me, prima di celebrare questo cambiamento, aspettiamo di vedere i risultati concreti. La salute dei cittadini non può essere oggetto di ‘’esperimenti’’organizzativi che rischiano di peggiorare un servizio già sotto pressione e di esporre le persone a situazioni di vulnerabilità

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