
Il vero compito dell’opposizione Politica: servire, non servirsi!
INDICE
Premessa
Cari lettori, parliamoci chiaro: cos’è davvero l’opposizione in politica? Facendo una ricerca online, il primo risultato che ho trovato è quello di Wikipedia. Senza riportarvi parola per parola la definizione, ve la sintetizzo così: in politica, l’opposizione rappresenta le forze che non hanno la maggioranza decisionale e si propongono come alternativa di governo. In pratica, si tratta di quelle forze politiche che non esercitano il potere esecutivo e che si oppongono alle decisioni della maggioranza.
Per rendere tutto più comprensibile, vi faccio un esempio assurdo, ma concreto: immaginate di vivere in un condominio dove alcuni residenti sono stati eletti per gestire gli affari comuni. L’opposizione, in questo caso, sarebbe come quei condomini che, pur non essendo stati scelti per amministrare, hanno comunque il diritto e il dovere di vigilare, proporre alternative e rappresentare chi non si sente ascoltato. Il loro compito non è semplicemente dire “state sbagliando tutto”, ma offrire soluzioni diverse e, possibilmente, migliori.
Bene, adesso che abbiamo chiarito il concetto, arriviamo al punto: nel nostro paese, soprattutto a livello locale (Comunale), questo ruolo fondamentale viene spesso trascurato o sottovalutato. L’opposizione non dovrebbe essere vista come un nemico da combattere, ma come una componente indispensabile del sistema democratico.
I politici ”irraggiungibili”
Sinceramente, avete mai provato a contattare un vostro rappresentante politico locale? Spesso è come cercare di parlare con qualcuno che vive su un altro pianeta. I politici (anche quelli dell’opposizione che dovrebbero essere più vicini ai cittadini) sembrano aver costruito un muro invisibile tra loro e noi.
È come se parlassero una lingua diversa, o vivessero in un mondo parallelo dove i problemi della gente comune non arrivano mai. Le riunioni si tengono sempre negli stessi circoli ristretti (in stile carboneria), le decisioni vengono prese senza consultare chi dovrebbe beneficiarne. Il risultato? Una politica che gira a vuoto, che parla solo con se stessa mentre i cittadini si sentono sempre più estranei e disinteressati.
“Non possiamo fare niente”
Quante volte avete sentito politici dell’opposizione dire “vorremmo aiutarvi, ma siamo in minoranza, abbiamo le mani legate”? A mio parere, questa è la frase più pericolosa che un rappresentante eletto possa pronunciare.
Pensateci bene: se davvero non si potesse fare nulla dall’opposizione, perché esisterebbe? La verità è che un’opposizione creativa e determinata ha mille modi per farsi sentire: interrogazioni, mozioni, presenza sui media locali, mobilitazione dei cittadini, proposte alternative concrete e nel ”peggiore dei casi ”una sfiducia alla maggioranza. Chi si nasconde dietro l’alibi dell’impotenza sta semplicemente rinunciando al proprio ruolo. Perchè gli fa comodo percepire un lauto compenso a tempo determinato (non tutti ovviamente).
Il tempo?
“Non ho tempo” è diventato il mantra di molti politici locali. Ma riflettiamo un attimo: quando qualcosa ci sta davvero a cuore, il tempo lo troviamo sempre. Se vostro figlio ha bisogno di voi, se c’è un’emergenza familiare, se c’è la finale della vostra squadra del cuore… il tempo magicamente appare.
La politica locale non è un hobby da praticare nel tempo libero. È un impegno serio verso la comunità. Per carità, al giorno d’oggi tutti hanno famiglia, lavoro, impegni personali. Ma quando si accetta di rappresentare i cittadini, bisogna essere pronti a mettere questo ruolo tra le priorità della propria vita. Altrimenti, meglio lasciare spazio a chi può e vuole farlo davvero.
Le scuse
Viviamo in un’epoca straordinaria per la comunicazione. Con uno smartphone si può organizzare un incontro pubblico, rispondere alle domande dei cittadini, condividere proposte, creare dibattiti. Eppure molti politici locali usano ancora metodi del secolo scorso.
Sarebbe fantastico se l’opposizione del vostro comune avesse:
- Un gruppo WhatsApp aperto dove i cittadini possono segnalare problemi;
- Dirette Facebook settimanali per aggiornarvi su cosa succede in consiglio comunale;
- Un podcast dove spiegano in parole semplici le questioni complesse;
- Assemblee online per chi non può partecipare fisicamente.
Gli strumenti ci sono, manca solo la volontà di usarli per quello che sono: ponti per avvicinare la politica alla gente.
Servire, non servirsi!
C’è una differenza fondamentale tra chi fa politica per servire la comunità e chi la fa per servirsene. I primi vedono ogni problema dei cittadini come una sfida da affrontare insieme. I secondi vedono solo opportunità per la propria carriera politica, professionale, proprie attività o, semplicemente, per il proprio ego.
Un’opposizione che funziona davvero non pensa alle prossime elezioni, ma ai prossimi anni di vita della comunità. Non cerca la polemica facile per finire sui giornali, ma soluzioni concrete per migliorare la vita delle persone. È la differenza tra un politico e un servitore pubblico.
”Costruttori di ponti”
Il ruolo più nobile dell’opposizione, a mio avviso, è quello di costruire ponti:
- Tra i cittadini delusi e le istituzioni che sembrano lontane;
- Tra idee diverse che possono arricchirsi a vicenda invece di combattersi;
- Tra i problemi quotidiani e le soluzioni possibili.
Non basta dire “il sindaco o la maggioranza sbaglia”. Bisogna dire “ecco come faremmo noi, e siamo pronti a collaborare per il bene comune”. Signori/e, un’opposizione che sa solo criticare è come un medico che sa solo dire che stai male, senza prescrivere cure.
Ricostruire la fiducia
Il tessuto democratico dei nostri comuni è come un vestito logorato dall’usura. I cittadini non credono più nella politica, non vanno più a votare, non partecipano. E io, sinceramente non li biasimo, hanno le loro sacrosante ragioni.
Ma proprio per questo serve un’opposizione diversa, che sappia:
- Ascoltare prima di parlare;
- Proporre invece di solo protestare;
- Essere presente nei momenti difficili, non solo in campagna elettorale;
- Ammettere i propri errori e imparare da essi;
- Collaborare quando serve, opporsi quando necessario.
La democrazia locale non si salva vincendo le elezioni. Si salva ricostruendo, giorno dopo giorno, quel rapporto di fiducia tra chi governa (o aspira a farlo) e chi viene governato. È un lavoro lungo, faticoso, che non porta like immediati sui social. Ma è l’unico che vale davvero la pena di fare.
Perché alla fine, la politica locale non riguarda i politici. Riguarda tutti noi, le nostre strade, le nostre scuole, i nostri anziani, il futuro dei nostri figli, l’ambiente e la salute. E merita rappresentanti (di maggioranza e opposizione) all’altezza di questa responsabilità.