
Emergenza abitativa a Taranto: come funziona l’elenco comunale per case temporanee?
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Cari lettori, il Comune di Taranto ha pubblicato sul suo portale un avviso per la creazione di un elenco aperto di abitazioni destinate all’emergenza abitativa. Ma cosa significa tutto questo? Ve lo spiego in modo semplice e senza il fastidioso linguaggio burocratico. Perché sento il bisogno di chiarire? Perché lo faccio da anni con disinteresse. In più, perchè purtroppo ho notato che, ultimamente, chi non è stato eletto nelle scorse elezioni pubblica avvisi comunali senza fornire spiegazioni chiare. Probabilmente lo fanno per creare confusione e costringere le persone a contattarli, magari con l’intento di “aiutarli” e guadagnare consensi politici in vista delle prossime elezioni. Un comportamento strategico, ma discutibile. Se davvero volete aiutare i cittadini, concentratevi sulle questioni serie e smettete di sfruttare le difficoltà dei più vulnerabili e fare leva sulla povertà come se fosse una strategia di marketing per “comprare” il consenso delle persone. Detto questo, torniamo al punto principale.
Cos’è?
Si tratta di una manifestazione di interesse rivolta a proprietari di case o gestori di immobili che vogliono mettere a disposizione le loro abitazioni per aiutare famiglie in difficoltà economica e sociale. Quindi in termini spiccioli, il Comune cerca case da affittare temporaneamente a chi ha bisogno, offrendo un contributo economico per coprire parte del canone di locazione.
A chi è rivolto?
L’iniziativa è pensata per:
- Famiglie che vivono a Taranto.
- Persone in grave difficoltà abitativa, ad esempio chi ha subito uno sfratto, chi ha perso la casa o chi non riesce a trovare un alloggio autonomamente.
Come funziona?
Proprietari e gestori di immobili (privati o enti come associazioni non profit, fondazioni religiose, ecc.) possono iscriversi a un elenco comunale mettendo a disposizione le loro case. Però prestate attenzione! gli immobili devono rispettare alcuni requisiti, ad esempio:
- Essere a Taranto.
- Avere impianti funzionanti (elettrico, idrico, riscaldamento).
- Trovarsi in buono stato e pronti all’uso.
- Essere arredati con il minimo indispensabile per accogliere una famiglia (anche dopo l’iscrizione, ma prima dell’effettivo utilizzo).
Una volta inseriti nell’elenco, il Comune può abbinare le abitazioni disponibili alle famiglie bisognose, tenendo conto delle esigenze specifiche di ognuna.
Quanto dura il contratto?
- I proprietari devono offrire le case per almeno 3 anni.
- Il Comune contribuisce al pagamento dell’affitto fino a 300 euro al mese, versati direttamente al proprietario.
- Il contributo dura 12 mesi, ma può essere rinnovato per altri 24 mesi in casi particolarmente gravi (ad esempio famiglie con figli minori o malattie gravi).
Esempio pratico:
Immaginate una famiglia di Taranto sfrattata dalla propria casa (come accaduto per il rione Tamburi). Non hanno un posto dove andare e non possono permettersi un affitto. Grazie a questo avviso, un proprietario che ha un appartamento vuoto può metterlo a disposizione. Il Comune paga fino a 300 euro al mese al proprietario, e la famiglia può vivere lì per un periodo stabilito, mentre cerca una soluzione più stabile.
Come partecipare?
- I proprietari interessati devono compilare un modulo (disponibile a questo LINK sul sito del Comune) e inviarlo via PEC qui servizisociali.comunetaranto@pec.rupar.puglia.it.
- Il Comune verificherà i documenti e, se tutto è in regola, inserirà l’immobile in un elenco pubblico.
Riflessione
In conclusione, questa iniziativa del Comune di Taranto può essere considerata una mezza utilità. È sicuramente una risposta immediata per affrontare situazioni di emergenza abitativa, offrendo un rifugio temporaneo a famiglie in grave difficoltà. Tuttavia, è importante ricordare che si tratta di una soluzione provvisoria, e non di una risposta definitiva ai problemi abitativi. Cioè, una volta che le famiglie vengono sistemate temporaneamente, l’obiettivo dovrebbe essere quello di aiutarle a trovare con calma una casa con un contratto regolare, evitando sprechi di denaro pubblico per pagare locazioni a privati. Ricordo sempre che, lo Stato, offre strumenti più strutturati per chi è in difficoltà, come:
- Assegno di Inclusione (ADI): un sostegno economico per le famiglie in condizioni di fragilità e figli minori a carico, che include anche rimborsi per affitti regolarmente registrati.
- Supporto per lavoro e formazione: programmi statali che aiutano i disoccupati a trovare un impiego, garantendo un percorso di autonomia economica.
Questi strumenti sono pensati per offrire un aiuto più duraturo e strutturato rispetto a una soluzione temporanea come quella proposta dal Comune.
Tra l’altro, un aspetto da non sottovalutare è il rischio che, una volta terminato il periodo di locazione temporanea, gli inquilini possano rimanere nell’immobile in maniera abusiva, senza pagare nulla. In questi casi, la domanda sorge spontanea: chi risarcirà il proprietario per i danni economici subiti? Non è chiaro se il Comune abbia previsto delle garanzie per tutelare i proprietari in queste situazioni.